SCISMA

 

 

 

Ora che mi trovo nell 'assolata città di Firenze e godo dei frutti che l'estate è solita portare agli abitanti di queste terre, mi sento sempre più distante dai fatti incresciosi, di cui fui testimone nel corso dell'inverno dell'anno del Signore 1370.

 

Dopo un intero anno passato al fianco del mio signore Edoardo, il Principe Nero, nei suoi possedimenti in terra di Francia, ove le operazioni di guerra erano nprese, fu costretto a ritornare a Londra per occuparmi personalmente della ribellione di un gruppo di contadini nei pressi della città di Canterbury, nella contea del Kent.

La fede dei ribelli nella validità della loro causa era rafforzata, secondo quanto mi fu riferito da Padre Hubert Walter, Arcivescovo della città, dalle dicerie riguardanti le presunte apparizioni del fantasma di Thomas Beckett nella cattedrale cittadina, proprio sul luogo del martirio dello stesso.

     “Occorerà agire in modo scaltro e sottile,“ mi aveva rivelato l'Arcivescovo, ”per questo ho preso accordi con alcuni nostri amici fidati ad Avignone. Il nuovo Papa, Gregorio XI, sembra essere diverso dai precedenti soprattutto nei rapporti con la Corona di Francia. Ne abbiamo discusso con Sua Maestà, è ora di attenuare l'ostilità nei confronti di Avignone: occorre stroncare la ribellione e combattere le teorie eretiche che la sostengono. Ci sarà inviato dal continente il più esperto combattente dell'errore eretico che la cristianità abbia mai potuto annoverare fra le sue schiere...“

     Fu quella sera, 27 Novembre 1370, che sentii per la prima volta parlare del Magister.

     Avevo trasferito da appena quattro giorni il mio quartier generale entro le mura di Canterbury quando fui convocato di buon ora dall'Arcivescovo.

     Attraversai di corsa Stour Street fino a Cogan House nuova e temporanea sede dell' arcivescovado. Salii al primo piano dove il segretario dell'Arcivescovo Walter, Reginald Harvey, mi fece cenno di passare.

     Entrai nella stanza. L'Arcivescovo Walter, avvolto in una grossa pelliccia, sedeva vicino al froco, il messo papale mi dava invece la schiena. Era di media statura, vestito di un saio nero e bianco, le uniche parti del corpo scoperte erano la testa, coperta da una grigia tonsura, e i calzari bagnati di neve.

     “Questi è Padre Nicolau Fymerich,” esordì l'Arcivescovo, “viene dal Regno d'Aragona, dove svolge l'incarico d'Inquisitore Generale.”

­     Allungai la mano, convinto che padre Nicolau si girasse per presentarsi.  “Reverendissimo Padre, mi permetta di presentarmi, sono sir John Goodfellow controllore delle gabelle reali presso- ”

     “Chiamatemi Magister,“ disse lui senza nemmeno guardarmi in volto. “Se le notizie di cui sono a conoscenza corrispondono a realtà, i rappresentanti del Papa non sono ben visti in città di questi tempi. Procuratemi delle vesti non troppo nuove e un bastone da pellegrino. Ho bisogno anche di un alloggio meno appariscente.”              Procurai a Padre Nicolau i vestiti richiesti e passai l'intera mattinata a cercare per lui un alloggio in una delle locande cittadine, fin quando non ne trovai uno ben poco confortevole presso la più antica della città, la Chequers of Hope.

     Ci rincontrammo alla locanda che il sole, smessa la nevicata, aveva già passato il mezzogiorno. Ordinammo stufato con patate e ci sedemmo ad un tavolo seminascosto dalle travi che reggevano il soffitto, il vociare degli altri avventori era così vivace che avrebbe coperto la nostra conversazione.

     Fu Padre Nicolau ad esordire per primo: “Se non erro il problema che ci troviamo ad affrontare è relativo ad un'eresia che, tollerata da più di vent' anni, per vostra convenienza politica, ora vi minaccia, facendosi forte presso il popolo delle presunte apparizioni notturne del fantasma di un martire della chiesa, di cui fra pochi giorni si celebrerà il bicentenario dalla morte.“


     “Si, Magister, “ intervenni. “ Il quadro è abbastanza completo...­”

     “La presenza dell'eresia spiega il mio intervento. Cosa spiega il vostro, Sir John Uoodfellow, controllore di gabelle?” riprese in tono ironico.

     Mi affrettai a ribattere come meglio potevo. “Diciamo, Magister, che non siete l'unico in città che deve celarsi sotto una falsa identità: la mia per questa delicata missione è quella di John Goodfellow. In realtà, per essere franco, vi devo confessare che l'unico motivo per il quale mi reco talvolta al porto di Londra, non è per il commercio delle lane, ma per organizzare il trasporto delle armi destinate ai ribelli sul continente, nostri alleati nella guerra contro i francesi...”

     “Voi non mi avete ancora risposto,” continuò stizzito. “Quale aiuto posso attendere da voi in questa missione? “

     “Talvolta,” continuai in tono sommesso, “uno dei servigi che presto alla Corona è quello di organizzare rivolte sul continente, dunque,“ conclusi, ”al mio Signore Edoardo sembra giusto che sia colui che sa organizzare le rivolte a sedarle nel suo regno.“

     “Un ragionamento logico. Cosa vi proponete di fare? “

     “Io ed i miei uomini,“ risposi, “siamo aqquartierati presso la chiesa di St. Martin. Abbiamo già provveduto ad infiltrare persone in città per prendere contatti con i membri della setta di Wycliff.“

     “Parlatemi di lui.“

     “E' un professore di Oxford che si è sempre battuto in favore della costituzione di una chiesa d'Inghilterra libera dal giogo papale. E' un personaggio pubblico importante, ha sempre goduto dell'appoggio segreto della corte. Non credo sia personalmente invischiato nella rivolta, le sue tesi possono essere sfruttate in molte direzioni.“

      Padre Eymerich ascoltava con attenzione. “E per quanto riguarda Tommaso Beckett, quale rilievo può avere la sua figura nel sostenere le tesi eretiche del Wycliff? “

     Risposi cercando d'essere più chiaro possibile: “Beckett è un martire, quindi anche la sua figura può essere sfruttata come simbolo politico in più direzioni. Egli fu ucciso duecento anni fa per volere di Re Enrico II. Da allora pellegrini giungono da tutta l'Inghilterra, per assistere all'ostensione del feretro nella Cattedrale.“

     “E le voci riguardanti le presunte apparizioni del suo fantasma?“ mi chiese ancora Padre Nicolau.

      “Padre, l'unico fatto accertato ad oggi è che nella sala del martirio, il Martyrdom, l'altare presso il quale Beckett fu ucciso dai sicari del Re viene trovato fresco di sangue ogni mattina. Sicuramente le voci riguardanti il fantasma sono messe in giro ad arte dai ribelli. “

     “Sta a me giudicare,” scattò Padre Nicolau in tono stizzito. “Lei si limiti ai suoi compiti di spionaggio, la mia esperienza insegna che da sempre dietro un'eresia umana si nasconde l'opera di Lucifero: entrambe devono essere combattute col ferro e soprattutto col froco. Per prima cosa assisterò insieme agli altri pellegrini all'ostensione di questo pomeriggio. Per quanto riguarda voi, ritenetevi libero da impegni nei miei confronti fino a questa sera.“

     Così mi ordinò in tono quasi di rimprovero, per la mia palesata mancanza di fede. Poi si alzò e spari oltre la porta della locanda, tra la folla dei pellegrini che già riempiva le strade della città.

     Giunta sera, mi apprestavo a cenare con alcuni miei uomini presso il refettorio allestito nella chiesa, quando sentii, nella, la presenza del Magister: mi voltai in direzione della porta della canonica e lui era li, in piedi, zuppo della pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa nel pomeriggio.

     “Vuole unirsi a noi Magister ?”chiesi imbarazzato.

     “Non c'è tempo per mangiare, Mister Goodfellow, dobbiamo aggiomarci sui progressi reciproci, sempre che da parte sua ce ne siano stati,” concluse in tono sarcastico. Attesi che rivestisse i suoi abiti asciutti da domenicano e nel frattempo congedai i miei uomini.

     “Sono stato all'ostensione, oggi,” disse sedendosi dinnanzi a me. “La ressa e il puzzo dei pellegrini erano insopportabili, così mi sono tenuto in disparte e ho potuto notare come l'intera cerimonia fosse guidata dalla regia di un solo uomo, seminascosto sul pulpito della cappella.­”

     “Me lo descriva.” dissi emozionato.

     “Alto e magro. Capelli bianchi. Naso adunco. Indossava abiti scuri ma di buon taglio e fattura.”­

     “Dovrebbe trattarsi del Decano William Harvey,“ dissi, “cugino del segretario dell'Arcivescovo Walter. Si è ritirato in città dopo un'intera vita passata ad insegnare ad Oxford. Questo è tutto quello che sono riuscito a scoprire in questi pochi giorni. “

     “Basta ampiamente per fame il nostro collegamento con l'eresia del Wycliff,” eruppe trionfante. “Si prepari, Goodfellow, è sempre più necessaria la nostra presenza nel Martyrdom questa notte!“

     Mi vestii con abiti scuri e mi armai di pugnale, poi segnalai ai miei uomini la mia uscita.

     La pioggia aveva smesso di cadere, ora spirava un vento gelido lungo la riva dello Stour. Feci strada a padre Nicolau per le strade cittadine semideserte e in pochi minuti ci trovammo dinnanzi alla Cattedrale, che risplendeva nel cielo terso.

L'interno della cattedrale era buio, perciò procedevamo lentamente, io davanti con la mano al pugnale e padre Nicolau pochi passi più indietro. Dopo un tempo infinito giungemmo in prossimità del coro a metà della navata di sinistra; la situazione era sensibilmente migliorata poichè i nostri occhi si erano progressivamente abituati al buio.

     Padre Nicolau si era nel frattempo portato più avanti, in silenzio mi fece notare che un bagliore di torce, trapelando, disegnava l'esatta figura della porta del Martyrdom.

     Ci sistemammo uno presso lo stipite destro e uno presso quello sinistro: la porta em leggermente socchiusa dalla parte di padre Eymerich, che mi aveva preceduto. Lo raggiunsi e potei così osservare anch'io ciò che accadeva all'interno: due semplici figure, l'una accanto all'altra, erano intente ad imbrattare l'altare con un pennello intriso di sangue.

     Padre Nicolau m'indicò trionfante la più alta delle due: si trattava certamente del Decano William Irlarvey. La seconda, più piccola e robusta, aveva il viso protetto dall'ombra e sembrava ordinare in silenzio i gesti dell'altra. Padre Nicolau annuì in silenzio e mi fece cenno di precederlo.

     Cercai quindi di passare attraverso la porta, aprendomi un passaggio più ampio, ma la feci cigolare.

     Il decano si voltò nella mia direzione, terrorizzato. Mi precipitai nella loro direzione, ma scivolai sui ripidi gradini del Martyrdom, sbattendo la testa e i gomiti e perdendo nell'ombra il mio pugnale. Fui colpito da un calcio alla tempia, poi sentii un colpo secco, come quello di una frusta, poco oltre la porta e quindi un urlo strozzato. Mi rialzai raccogliendo la torcia e uscii barcollante dal Martyrdom.

     Padre Nicolau era appoggiato con la schiena ad una delle colonne del coro, un rivolo di sangue gli percorreva il braccio sinistro, mentre il destro impugnava un candelabro anch'esso insanguinato. Mi vide e mi parlò indicando la figura stesa ai suoi piedi.  “Questo è il decano Harvey. L'ho colpito alla testa. L'altro è fuggito con il vostro pugnale, non sono riuscito a vederlo in viso. Radunate i vostri uomini per prendere in consegna quest'eretico, poi fate svegliare l'Arcivescovo: avrò bisogno del boia cittadino e di una sala dell'arcivescovado. La cattedrale va ripulita, non deve rimanere neanche una sola traccia di sangue. Andate".

     Poche ore dopo, era quasi l'alba, fui avvertito che padre Nicolau aveva richiesto la mia presenza all'arcivescovado. Giunsi in tutta fretta a Cogan House: nel refettorio delle guardie grossi drappi neri erano innalzati al soffitto per coprire le misere fonti di luce che provenivano dall' esterno.

     Una guardia mi comunicò che Padre Eymerich mi attendeva nelle segrete del palazzo per procedere ad un interrogatorio; scesi le umide scale ed entrai nel corridoio delle celle.

     Mi misi a disposizione di padre Eymerich e fui da lui condotto nella cella: il decano Harvey giaceva sdraiato su un pagliericcio. Padre Eymerich gli porse in silenzio una pergamena ed egli la lesse attentamente per alcuni minuti, poi ebbe un moto di stizza e la gettò via. “Non firmerò mai questa confessione. Io non sono un negromante e non ho mai tentato di evocare nessuno spirito maligno. Voglio parlare subito con mio cugino, Reginald Harvey, segretario dell' Arcivescovo!”                     Padre Nicolau sorrise compiaciuto, come se si fosse atteso quella mossa. “Vostro fratello è introvabile da questa mattina.” Le parole di Padre Eymerich ebbero l'effetto di un maglio su un bicchiere di cristallo: il decano impallidì e si afflosciò contro la parete della cella.


      “ Le lascerò qualche ora per riflettere,” disse Padre Nicolau in tono paterno, poi uscimmo dalla cella.

     Arrivati al pianerottolo delle scale si rivolse a me: “Metta due dei suoi uomini più fidati di guardia alla porta, il decano non deve avere contatti con nessuno. Poi fate arrestare dallo sceriffo i quattro servi che ieri si sono occupati dell'ostensione, li sottoporremo a tortura nel pomeriggio.”

     Padre Nicolau tornò a Cogan House nel tardo pomeriggio, non appena se ne sparse la voce il segretario dell'Arcivescovo si precipitò giù dal primo piano per parlargli.

     “L'Arcivescovo Walter sta perdendo la pazienza,” esordì. “Desidera conoscere l'identità dell'uomo tenuto prigioniero nelle sue segrete!“

     “Calmatevi,” fece Padre Eymerich in tono accondiscendente. “Tranquillizzate da parte mia l'Arcivescovo che non appena avrò ottenuto la confessione necessaria al processo di questa sera, lo metterò a conoscenza circa l'identità del prigioniero… o della prigioniera.“

      Reginald Harvey divenne paonazzo in viso, girò sui tacchi e si rifugiò lesto nel suo ufficio.

     “Avete notato, Mr. Goodfellow, quanto gli prema conoscere l'identità del nostro prigioniero?”

     “Si, Magister.” dissi sorridendo, incominciavo a capire.

 

 “Ascoltatemi attentamente, decano Harvey, “ disse Padre Eymerich, sventolando dei fogli sotto il naso del prigioniero. “Ho qui quattro dichiarazioni firmate dai vostri servi che vi accusano di praticare nei loro confronti atti di stregonena.“

     “Le avete ottenute con la tortura, conosco i metodi dell'Inquisizione,” ribattè il decano.

     “Vi sabagliate!” mentì. “Non ho avuto bisogno della tortura, quei quattro sono stati certamente istruiti da qualcuno che vi vuole arso sul rogo, prima che voi possiate denunziarlo.“

     Le parole di Padre Nicolau avevano certamente colto nel segno ma il decano esitava, così presi la parola: “Ascoltate, decano Harvey, io e Padre Eymerich vi abbiamo visto insozzare di sangue l'altre del Martyrdom: sappiamo bene che non siete un negromante; voi vi state sacrificando per coprire una sommossa ordita da altri...­”

      Padre Nicolau mi guardò compiaciuto poi continuò sulla mia strada, “Ordita da qualcuno che vi ha sempre sfruttato per la sua sete di potere e che ora vi vuole morto per sfruttare il vostro silenzio.”­

     Il decano cedette di schianto incominciando a singhiozzare come un bambino. “C'è Reginald a capo di tutto. Ha sfruttato a suo favore le mie confidenze circa le tesi di John Wycliff: voleva una sommossa che rovesciasse l'Arcivescovo. Grazie all'idea del sangue sull'altare voleva ottenere l'appoggio della popolazione e dei pellegrini; diceva che avrei ottenuto il posto di rettore alla reale scuola...”

­     Padre Eymerich si rivolse quindi a me. “Preparate una piena confessione e fategliela firmare. Io avviserò personalmente l'Arcivescovo del pericolo che ha corso. Ora dobbiamo concentrarci,” sorrise, “sulla cattura del segretario.”

     I lavori nel refettorio erano terminati nel pomeriggio e Padre Eymerich era riuscito ad anticipare L'inizio del processo la sera grazie al benestare dell'Arcivescovo Walter, che vi avrebbe certamente assistito.

     Mi trovavo già nella sala, quando fui raggiunto da Padre Nicolau in compagnia di un atterrito Reginald Harvey. “Non vi dispiacerà,” esordì padre Eymerich, “se ho offerto il posto di notaio a Mister Harvey. Credo che la sua maggiore esperienza ci sarà utile nel corso del dibattimento.­”

     “Certamente, Magister,” risposi, “nessun probelma.”­

     “Grazie,” fece lui in segno d'intesa, poi si rivolse al segretario. “Quello è il vostro scranno.” L'Arcivescovo sedeva vicino Padre Nicolau, in posizione ovviamente più elevata e circondato dai suoi armati. Io mi misi, come concordato in precedenza, accanto all'unica entrata, vicino agli scranni dei notabili rappresentanti della cittadinanza e dello sceriffo.

     Padre Nicolau attese ancora qualche minuto per ottenere un perfetto silenzio e la completa attenzione di tutto l'uditorio, poi rivolse lo sguardo in direzione dello scranno di Reginald Harvey.

     “Voi, Reginald Harvey, segretario del Reverendissimo Arcivescovo della città di Canterbury, Padre Hubert Walter, siete accusato di fronte ai rappresentanti della cittadinanza riunita di sacrilegio ed eresia...”­

Era venuto il mio turno, mi avvicinai allo scranno di Padre Eymerich “...e siete inoltre accusato di istigazione alla rivolta della popolazione contadina e di alto tradimento nei confronti della corona inglese.” Poi riprese padre Nicolau, “Io, Padre Nicholas Eymerich, Inquisitore Generale del Regno d'Aragona, rappresentante in terra d'Inghilterra di Sua Eminenza Papa Gregorio XI, consegno l'eretico nelle mani del braccio secolare, qui rappresentato da Sir William Barney Slielton, sceriffo di Sua Maestà Edoardo III Windsor.”

     Reginald Harvey era crollato sul suo scranno senza proferire parola, oberato dal peso di quel turbinio di parole.

     “Le prove a testimonianza delle accuse del tribunale si trovano in questa confessione firmata dal Decano William Harvey, cugino dell'imputato e suo complice nell'organizzazione della rivolta,” dissi per concludere, ma padre Eymerich m'interruppe: “Il decano Harvey è tutt’ora trattenuto nelle segrete di questo palazzo accusato di negromanzia.”­

     Il sacro silenzio che fino allora aveva permeato il refettorio fu interrotto dal brusio dei rappresentanti della cittadinanza, ma padre Fymerich non si fece intimidire ed alzò la voce.

     “Il decano Harvey è accusato dai suoi servi di aver più volte praticato nei loro confronti l'arte della negromanzia. La Santa Inquisizione consegna il prigioniero William Harvey nelle mani del braccio secolare perché sia bruciato in pubblico rogo.“

     Dalle reazioni sbigottite dell'Arcivescovo e dello sceriffo capii che non ero l'unica persona all'oscuro di quest'ultima iniziativa di padre Eymerich; passarono alcuni attimi di confusione poi padre Hubert Walter prese la parola: “Che l'imputato sia messo sotto custodia nelle celle del palazzo della guardia. Mr Goodfellow baderà a scortarlo a Londra dove sarà processato per alto tradimento. Per quanto riguarda il prigioniero dell'Inquisizione, esso continuerà a soggiornare nelle segrete di questo palazzo, sorvegliato dalle mie guardie. L'opera di questo tribunale è tenninata, invito tutti a lasciare questa stanza.”­

     Il brusio si era notevolmente attenuato ed alcune persone iniziavano già a lasciare il refettorio: i servi procedevano già alla rimozione dei velluti neri alle finestre.

     Dopo alcuni minuti lo sceriffo, io e padre Eymerich fummo invitati a recarci nella biblioteca dell'Arcivescovo.

     Padre Hubert Walter, seduto dietro lo scrittoio, prese subito la parola:

     “Padre Nicolau, la ringrazio innanzi tutto a nome di sua Maestà Edoardo III per l'opera svolta nel debellare l'eresia che affliggeva le nostre terre ma, voglio essere franco, non è intenzione di Sua Maestà concedere che il vostro prigioniero sia bruciato in un rogo pubblico.” Padre Nicolau fissava a turno me e lo sceriffo con sguardo furente: in pochi minuti era passato dal molo d'accusatore a quello d'accusato, si sentiva evidentemente tradito. Così decisi di prendere la parola: “Magister, cerchi di capire, credo sia opportuno non creare un nuovo martire.”

     Non feci in tempo a concludere che la collera di Padre Eymerich ruppe gli argini.

     “La verità è che siete ancora un popolo di barbari! Non vi è mai importato nulla dell'eresia antipapale del Wycliff, poiché siete voi stessi degli eretici e degli scismatici: non riconoscete che ci sia un potere superiore a quello del vostro sovrano. L'unica cosa che davvero v'interessa è la conservazione della stabilità politica della vostra fetida isola e per questo tollerate che eretici e capipopolo la facciano franca! Invece di tollerare la superstizione e l'eresia, un sovrano che realmente si voglia dire cristiano dovrebbe distruggere il sepolcro di Beckett e con esso anche la cattedrale, se essi simboleggiano la rivolta alla Chiesa. Ricordatevelo: chi mette in dubbio il potere della Chiesa, prima o poi metterà in dubbio anche quello del Re!“.

     Furono quelle le ultime parole che udii proferire dal Magister ed ancora oggi mi rimbombano nella mente con la forza della profezia.

     Nei giorni seguenti Padre Nicolau si rifiutò di presenziare al rogo dei quattro servi del decano, organizzato in tutta fretta dall'Arcivescovo, quasi come atto di riconciliazione; chiuso in un rancoroso mutismo attese la scorta che lo avrebbe ricondotto sul continente.

     Partì all'alba dell 8 Dicembre 1370 e non lo rividi mai più.

 

Quello che mi è rimasto di quest'esperienza è una sensazione di sdoppiamento: una parte di me è tuttora convinta che l'ufficiale reale John Goodfellow si sia comportato in modo onesto in ottemperanza al giuramento di fedeltà fatto alla corona. Un 'altra parte, sente di avere tradito la fiducia che il Magister sembrava nutrire nei miei confronti. Questa parte, la più recondita, che sin dalla mia nascita porta il nome di battesimo di Geoffrey Chaucer, sente di aver tradito con questo racconto la figura e l'opera di Padre Nicolau Eymerich agli occhi del mondo e non riesce a darsi pace degli avvenimenti che dettero luogo a tale scisma.

 

    Firenze anno del Signore 1373

Geoffrey Chaucer